MOSER GUIDO EDILIZIA
CHI SIAMO
Abbiamo pensato che niente descrive meglio la nostra Azienda che questa lettera dedicataci da un cliente:
Mi sembra ancora di vedere Guido, all’uscita del negozio col suo sacchetto di pane e la bottiglia di latte.
Modesto e schivo, come sempre, ma con una grande forza d’animo. E' di socialità concreta, non sbandierata a parole, ma dimostrata in ogni atto quotidiano. Non da “politico” o da “commerciante”, ma da Uomo, quale era.
Ho conosciuto Guido a metà degli anni settanta. “L’omenet”, così era chiamato, a causa della sua corporatura gracile e dimessa. Ma era un “grande”, nel cuore e nelle azioni.
Stavo ristrutturando un maso, giovane e squattrinato, ed avevo bisogno di una betoniera. L’ho vista da Guido, dove ormai andavo abitualmente per i miei acquisti “edilizi”, ma... “Quan’t costela Guido?”
Me l’ha detto con un sospiro, non era certo alla mia portata. “Osnia! Gò sol zinquantamili...” “Ben, dame quei, e totela su. El rest te mel darai en poc ala volta, quan che te podi.”. Non credevo alle mie orecchie.
Ho caricato la betoniera sul mio traballante furgone e l’ho portata a casa. Quanto ha girato! Quanti mattoni, cemento, ferro e malta ho comprato da Guido... e ogni volta, la domanda di rito: “Paghet, o farte en biliet?” Era il “biglietto”, una bolla di consegna fiscalmente del tutto regolare, che ti concedeva però di pagare in seguito, con comodo.
Così era Guido, uno che credeva negli uomini e si fidava della parola data. E grande era il suo sconcerto quando prendeva delle fregature. Perché ne ha prese, purtroppo, le voci fanno presto a girare. Ma non cambiava atteggiamento. Solo, cancellava i disonesti dalla sua “lista”!
Spesso mi mostrava le foto delle case che i clienti avevano costruito con i suoi materiali. Ne era orgoglioso, come fossero sue creature. Sempre attento a consigliarti per il meglio, anche contro il suo interesse.
Una domenica con gli amici abbiamo festeggiato una “gettata” particolarmente impegnativa che avevamo fatto il giorno prima, finendo a notte. Non ricordo chi ebbe l’idea. Acceso il fuoco sotto la betoniera, ci abbiamo cotto la polenta, versata poi dentro una carriola. È stata battezzata la “Polenta Guido”.
Dopo trent’anni l’ho rivenduta la betoniera. Ero ormai anzianotto, lavori finiti, non mi serviva più me l’ha chiesta un ragazzo di poco più di vent’anni che voleva farsi casa. Gli ho preso poco, e a rate. “Fìdete – gli ho detto- la va benon! L’ho tolta dal Guido Moser. E dentro l’è lustra come ‘n parol. Volendo, te podi anca farghe la polenta”.
Questo è quello che siamo stati e che ci impegniamo giornalmente ad essere.
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